“Abbiamo risposto all’invito dell’ANPI. Una trentina. Con i nostri contenitori, ognuno con la sua pasta in bianco portata da casa, ci siamo trovati a Zevio sotto il cartello di cui ci vergogniamo. Ci siamo fatti la foto e la via l’abbiamo ribattezzata Via Fratelli Cervi. Una di noi ha letto dal libro “I miei sette figli” il racconto che fa papà Cervi di quella meravigliosa, mitica pastasciutta offerta a tutti quel 25 luglio del 43, quando si sperava che la guerra fosse finita e la dittatura fascista definitivamente archiviata. Poi invece il tragico colpo di coda del regime, con la costituzione dopo l’8 settembre 1943 della Repubblica Sociale Italiana, altrimenti detta Repubblica di Salò, nella quale Almirante da “semplice” militante del Partito Nazionale Fascista, giornalista e segretario di redazione della rivista La Difesa della Razza, diventò autorevole membro del Governo, con l’incarico di Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura popolare e il privilegio di interloquire giornalmente con lo stesso Mussolini. Andò a finire che qualche mese dopo, per la loro attività nella Resistenza e …

Il 25 luglio 1943 Mussolini venne arrestato, creando la temporanea illusione della fine del regime fascista e della guerra. In tutta Italia vi fu un’esplosione di gioia ma in provincia di Reggio Emilia, a Campegine, i sette fratelli Cervi con i familiari e gli amici organizzarono uno degli eventi spontanei più originali: una grande pastasciutta offerta a tutto il paese! Da più di vent’anni questa festa antifascista, popolare e genuina, rivive nell’aia del Museo Cervi, mantenendo intatto lo spirito di quei giorni. A Verona ci uniamo anche quest’anno. appuntamentosabato 23 luglio nel giardino della sede (Via Cantarane, 26) a partire dalle 18.30 con la presentazione del libro «I pellerossa che liberarono l’Italia» di Matteo Incerti. Poi pastasciutta e musica! IN COLLABORAZIONE CON:

Intervento di Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL, alla Commemorazione per l’assalto al Carcere degli Scalzi.Verona, 15 luglio 2022. Prima di tutto vorrei ringraziare per l’opportunità che mi avete concesso; essere qui con voi, oggi, lo ritengo importante. Visto che mi è stato chiesto di parlare dell’assalto al Carcere degli Scalzi e di celebrare la storia di questo luogo, come Segretario della CGIL, vorrei proprio partire ricordando il ruolo importante che il mondo del lavoro ha svolto per sconfiggere il fascismo e il nazismo. Credo, infatti, che la memoria sia la condizione per avere un futuro. Non è un caso, se uno dei primi atti promossi dal fascismo, fu proprio quello di eliminare il libero sindacato, la libertà sindacale, anche attraverso gli assalti alle Camere del Lavoro. La libertà delle persone di potersi realizzare nel lavoro che fanno, di poter liberamente e collettivamente organizzarsi nel sindacato e contrattare le proprie condizioni di lavoro, è possibile soltanto all’interno di una società democratica, che riconosce le persone come elemento centrale da cui partire per costruire la giustizia …