Danilo Preto

Medaglia d’Oro al Valor Militare

Nato a Verona il 26 ottobre 1922, deceduto all’ospedale di Verona il 17 luglio 1944, operaio, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Giovane militante comunista già durante il regime fascista, Preto aveva prestato il servizio militare nel 113° Reggimento Fanteria. Posto in congedo assoluto per malattia, non aveva esitato ad entrare nelle file della Resistenza subito dopo l’armistizio. Fin dai primi giorni dell’occupazione tedesca combatté nei G.A.P. di Verona, distinguendosi per il suo coraggio. Fu Danilo Pretto, con altri gappisti (tra i quali Berto Zampieri, Lorenzo Fava, Emilio Moretto, Aldo Petacchi, e Vittorio Ugolini), a liberare dal “Carcere degli Scalzi” il dirigente comunista Giovanni Roveda che, pur ferito, fu portato in salvo. Nell’audacissimo attacco al penitenziario rimasero feriti (quando l’auto predisposta per la fuga non si mise subito in moto), anche Moretto, Zampieri e Fava. Danilo Pretto, raggiunto da quattro proiettili, fu lasciato, moribondo, all’ospedale, dove il giovane si spense poco dopo. Sorte ancora peggiore toccò a Fava che, prima di essere eliminato, fu a lungo seviziato. Sull’impresa di Danilo Pretto e dei GAP di Verona (che è ricordata anche nella motivazione della Medaglia d’oro alla città), Berto Perotti ha pubblicato, nel 1957, un libro dal titolo Assalto agli Scalzi. A Verona, in via Scalzi 22, si può leggere una lapide sulla quale è inciso

Qui
la sera del 17 luglio 1944
sei giovani partigiani
forzate le porte degli Scalzi
trassero alla luce della lotta
dal carcere fascista
un compagno di fede e di ardimenti
Nella eroica impresa
colpiti dal piombo dei tiranni
LORENZO FAVA e DANILO PRETTO
caddero per risorgere
araldi di libertà e di pace
nel cielo della speranza.

Partigiano combattente

Alla memoria, motivazione

Fra i primissimi aderenti al movimento partigiano veronese consacrò la sua vita alla Causa fino all’estremo sacrificio. Con un nucleo di audaci compagni compì l’ardito colpo di mano che porta alla liberazione di un noto prigioniero politico detenuto nelle carceri di Verona, ma visto che l’ardita impresa era per fallire per la reazione nemica, imbracciò la sua arma e, cosciente della fine cui andava incontro, aprì il fuoco contro i nazifascisti per attirare su di sé la loro rabbia e per dare modo ai suoi compagni di allontanarsi. Cadde mortalmente colpito, ma la sua audacia non fu vana ed il sacrificio della sua balda e giovane esistenza fu illuminato dalla luce del successo. Verona, 17 luglio 1944.