Antifascismo, Democrazia, Nazionale

La Memoria: “46 anni fa la strage di Piazza della Loggia, un gravissimo colpo alla democrazia”

Il 28 maggio 1974 a Brescia è prevista una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati per protestare contro le violenze dell’estrema destra che da mesi insanguinano il Paese e in particolare la città lombarda. Il corteo si conclude nella centralissima Piazza della Loggia, dove è allestito il palco. Sono le 10:12 quando Franco Castrezzati, sindacalista CISL, viene interrotto da un boato tremendo: una bomba nascosta in un cassonetto dei rifiuti è esplosa ferendo 102 persone e uccidendone 8. Per terra rimangono i corpi senza vita di:

Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante;
Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante;
Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante;
Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante;
Luigi Pinto, 25 anni, insegnante;
Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio;
Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio;
Euplo Natali, 69 anni, pensionato ed ex partigiano.

La Strage di Piazza della Loggia è il secondo dei gravi fatti di sangue della “Strategia della tensione”, come sarebbe stato ribattezzato poi quel prolungato progetto eversivo messo in atto da un intricato groviglio di personaggi che si muovevano fra estrema destra, servizi segreti e istituzioni, un groviglio ancora ben lontano dall’essere dipanato del tutto. È, fra questi, l’attentato che provoca meno vittime, eppure è quello con il maggiore peso politico, poiché non colpisce “nel mucchio”, ma avviene nel corso di una manifestazione sindacale dichiaratamente antifascista.

L’Italia del 28 maggio 1974 è un Paese retto da un governo di centrosinistra, in cui solo pochi giorni prima, il 12 maggio, il referendum sul divorzio ha rappresentato una delle più importanti vittorie della storia repubblicana per quel fronte largo che oggi si definirebbe “progressista”, un Paese in cui gli echi lontani del ’68 continuano a farsi sentire in una società che, lentamente, progredisce.
È in questo contesto che Carlo Maria Maggi, referente per il Triveneto di Ordine Nuovo, formazione dell’estrema destra accusata di ricostituzione del Partito Fascista e di conseguenza sciolta l’anno precedente, pianifica il vile attentato di Brescia per cercare di porre un freno al progresso sociale, prima ancora che politico, che stava interessando l’Italia di quegli anni.

I tentativi di depistaggio iniziano fin da subito, con il lavaggio della piazza ordinato prima che gli inquirenti potessero prelevare le prove, e proseguono attraverso 5 istruttorie, 3 processi e ben 13 fasi di giudizio. Un barlume di luce giunge infine con la sentenza definitiva del 2017, a più di quattro decenni di distanza dagli eventi, che condanna all’ergastolo Carlo Maria Maggi come mandante e Maurizio Tramonte, militante della destra eversiva e informatore dei servizi segreti (la “fonte Tritone”) come uno degli esecutori, riconoscendo inoltre le responsabilità di Ermanno Buzzi, Marcello Soffiati e Carlo Digilio (tutti già deceduti). La condanna di Tramonte, in particolare, è fondamentale in quanto per la prima volta certifica dal punto di vista giudiziario il legame fra servizi deviati e destra stragista.

Il ruolo di Marcello Soffiati tocca da vicino la nostra città: Soffiati, residente all’epoca a Verona in via Stella, a due passi dall’Arena, fu colui che agì da “corriere”, prelevando l’esplosivo a Mestre da Delfo Zorzi (assolto per insufficienza di prove e oggi cittadino giapponese, non estradabile per gli altri reati di cui è accusato) e trattenendolo per una notte nell’appartamento veronese, per poi consegnarlo agli esecutori materiali a Milano il giorno seguente.

Nonostante questa sentenza, nonostante tutti questi anni passati, troppe zone d’ombra permangono ancora in questa come in tante altre vicende della nostra storia di quegli anni. Tante volte il fascismo è stato dato per morto, troppe volte l’eversione nera ha rialzato la testa. Continuiamo a ricordare e a chiedere giustizia affinché non accada ancora.

Per chi fosse interessato ad approfondire, si consigliano:
B. Tobagi, “Una stella incoronata di buio. Storia di una strage impunita”, Einaudi;
A. Vigani, “Un lampo di verità. La sentenza sulla strage di Piazza Loggia”, Liberedizioni;
F. Barilli, M. Fenoglio, “Piazza della Loggia”, Becco Giallo editore (fumetto).