Antifascismo, Democrazia, Evento ANPI

DOMENICA 15 SETTEMBRE ORE 11.00, BADIA CALAVENA: POSA DELLA LAPIDE SULLA TOMBA DELLA PARTIGIANA “KIRA”.

DOMENICA 15 SETTEMBRE ORE 11.00
IN OCCASIONE DEL 75° ANNIVERSARIO  DELL’UCCISIONE DA PARTE DEI NAZIFASCISTI DI PALMINO E SILVINO STOPPELE 

NEL CIMITERO DI S. ANDREA FRAZIONE DI BADIA CALAVENA
POSA DELLA LAPIDE SULLA TOMBA DELLA PARTIGIANA “KIRA”
Maria Stoppele, Medaglia d’Argento al Valor Militare

LA CERIMONIA E’ VOLUTA DALL’ANPI E DALLA FAMIGLIA BORTOLON CHE OSPITO’ PER PIU’ DI UN DECENNIO KIRA

E’ UN DOVEROSO RICORDO DEL SUO IMPORTANTE CONTRIBUTO E DI QUELLO DEL PADRE E DEL FRATELLO ALLA LOTTA DI LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO

Partecipiamo numerosi con il fazzoletto ANPI per ricordare Kira e il suo impegno.

Tiziano Gazzi
Presidente Comitato Provinciale ANPI Verona

Per chi volesse raggiungere S. Andrea, l’appuntamento è in Via Cantarane 26 presso la sede ANPI. Per info anpiverona@gmail.com

Note Biografiche

Maria Stoppele, nome di battaglia Kira, partigiana decorata medaglia d’argento al valor militare.
Nasce, nel 1925, a Sant’Andrea di Badia Calavena dove la famiglia gestiva l’osteria “La Colomba”. Si sposa con il partigiano Tenore, Antenore Antemi, di San Bortolo. Muore, nel 2014 a Verona, dove risiedeva da più di dieci anni. La storia di Maria è una storia di famiglia. Il padre Palmino ed il fratello Silvino, medico da soli 3 mesi, nascondevano e curavano partigiani e paracadutisti inglesi. Il 12 settembre del 1944, a seguito di una retata di SS da Brescia, con la collaborazione di una colonna di fascisti veronesi, Maria ed i suoi familiari sono catturati. Dopo le torture subite il padre, a 56 anni, ed il fratello, a 25 anni, sono fucilati a causa dell’aiuto dato ai partigiani mentre Maria viene trasferita nella caserma di Montorio per essere deportata in Germania. Durante un bombardamento riesce a fuggire e con l’aiuto dello zio parroco trova rifugio a Lughezzano di Bosco Chiesanuova. Il suo impegno nella lotta partigiana la porterà a fare parte della brigata “Pasubio” e a Milano della brigata “Matteotti”. A Milano lavora a stretto contatto con Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, due futuri presidenti della Repubblica. Kira infine partecipa alla cattura di Benito Mussolini e di Claretta Petacci, ed assiste alla loro esecuzione.
L’impegno nella lotta partigiana è stato riconosciuto non solo a Kira ma anche ai suoi familiari. Il papà Palmino ed il fratello Silvino sono decorati con la medaglia di bronzo per i meriti nella Resistenza. Questa è la breve biografia che descrive la vita di Kira ma il testo tratto dall’elogio funebre di una sua cara amica ci racconta chi era.

“Credo che se volessimo raccontare la storia di Maria Stoppele, dovremmo raccontare la storia delle due donne che lei era, i suoi due nomi: Maria e Kira. Maria è stato  il nome che le è stato dato, il nome dell’amore, Kira è il nome della scelta che lei fece di diventare partigiana. Lei stessa me la raccontò cosi: era una domenica , avevamo appena finito di mangiare al suo ristorante, “la Colomba”, che lei gestiva insieme a Rino, l’altro fratello rimasto in vita. Eravamo nello spiazzo della Chiesa, mi sembra, io ero molto piccola, e mi ricordo che mi ha preso per mano, si è abbassata e mi ha detto: ”Vedi là? – c’era una casona, più in alto- guarda bene” – ricordo che c’era una finestra con un’anta di legno mezza aperta – “Vedi là? Là hanno torturato mio papà e mio fratello. E noi sentivamo gli urli fino qui dove siamo noi. Allora io sono diventata partigiana. Non te lo devi mica dimenticare, mi ha detto.” Non ho mai dimenticato.
Il secondo pezzo invece è per Maria, per la donna. Come tutti sapete, Maria è rimasta nella storia per il “gesto della pietà”. A piazzale Loreto, in mezzo alla festa della liberazione, la salma del Duce e della Petacci stavano appese a testa in giù, nell’esultanza generale. In particolare, la Claretta portava la gonna, ed essendo appesa la gonna scivolava in basso mostrando tutta l’intimità della donna. Maria fece una cosa che a mio avviso è il più grande gesto di umanità, di pietà e di rispetto. Con padre e fratello ammazzati brutalmente, notti nei boschi, la fuga dai tedeschi ancora nelle gambe  e l’odore della morte ancora sulla pelle, prese una spilla e andò a chiudere la gonna della salma.  Mise un punto, ripristinò il limite dell’umano, il limite della pietà oltre il quale è solo orrore e morte e violenza. Disse, col linguaggio delle donne: la guerra è finita, ricominciamo dall’amore.”