Giovanni Fincato

Medaglia d’Oro al Valor Militare

Nato ad Enego (Vicenza) nel 1891, morto sotto tortura a Verona il 6 ottobre 1944, ufficiale dell’Esercito, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Combattente nella Prima guerra mondiale, dopo essere stato ferito due volte conseguì il grado di capitano. Tra le due guerre fu membro del Tribunale militare di Bologna. Nel 1942, raggiunto il grado di tenente colonnello, prestò servizio presso il Deposito del 5° Reggimento alpini e, successivamente, assunse il comando del 167° Battaglione costiero, schierato lungo le coste della Provenza. Dopo l’armistizio, l’ufficiale prima riparò sulle montagne del Piemonte e poi, raggiunto il Veronese, vi organizzò gruppi di partigiani. Nominato dal Comitato di Liberazione Nazionale comandante della piazza di Verona, si distinse durante numerose azioni di guerra, sino a che non fu catturato con il suo collega Alberto Andreani. Fincato fu torturato a morte. Il suo cadavere, buttato dai tedeschi nel fiume Adige, non fu mai più ritrovato.

A questo eroe della Resistenza il comune di Verona ha intitolato una via e, nel ventesimo della Liberazione, ha collocato in Piazza Martiri della Libertà una lapide che dice:

IN QUESTO EDIFICIO CONVERTITO IN CARCERE
I PARTIGIANI DEL VERONESE
SOFFRENDO TORTURA E MARTIRIO
PER LA LIBERTÀ E LA DIGNITÀ DELLA PATRIA
ANNUNZIARONO IN TEMPI TRISTI DI GUERRA E DI ODIO
L’ALBA DI GIORNI LIBERI
TRA MOLTI LA CUI SORTE RESTÒ OSCURA
RISPLENDE DI PURA LUCE
IL COLONNELLO DEGLI ALPINI
GIOVANNI FINCATO
CUI FEROCIA DI PARTE
POTÉ NEGARE IL SEPOLCRO
MA NON LA GLORIA DEGLI EROI

Anche a Padova hanno intitolato una strada a Giovanni Fincato e a lui è dedicata la Polisportiva “Libertas” di Montorio Veronese.

Tenente colonnello in s.p.e. 6° rgt. Alpini, Partigiano combattente

Alla memoria, motivazione

Prode ufficiale, già tre volte decorato della medaglia d’argento al valor militare, durante l’occupazione tedesca del Paese organizzò tra i primi la resistenza armata nella Zona di Verona. Affrontando per sè e per i famigliari gravi privazioni e seri pericoli, animò la lotta con la fede e con l’esempio. Comandante clandestino della piazza di Verona, dopo un anno di indifesa e coraggiosa attività, cadde nelle mani del nemico durante uno scontro nelle vicinanze della città. Ripetutamente interrogato e barbaramente seviziato per circa un mese, mantenne contegno fiero ed esemplare nulla rivelando sino a che il 6 ottobre 1944, dopo sedici ore di torture stoicamente affrontate, il suo nobile cuore cessò di battere. Il suo corpo, gettato nell’Adige, più non venne trovato, ma il suo spirito Continuò a levarsi, animatore della lotta, per la Patria e per la Libertà. Zona di Verona, settembre 1943 – ottobre 1944.